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IL RESTO E' INTERPRETAZIONE

IL RESTO E' INTERPRETAZIONE

25,00 €
UGO VOLLI

Una pagina celebre del Talmùd bavlì (trattato Shabbat, p. 31 a) racconta che «… un giorno un non ebreo si presentò a Hillel, e gli chiese: “Mi converto all’ebraismo a condizione che tu mi insegni l’intera Torah mentre sto su un piede solo”. La risposta fu: “L’intera Torah consiste in questo: non fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te. Il resto è commento. Va e studia”». Al di là del significato morale dell’aneddoto, da esso risulta il posto speciale che il processo di interpretazione ha nella cultura ebraica: tutto ciò che eccede l’etica dell’altruismo è “commento”. Già il testo della Torah, da sempre al centro della sua vita spirituale, è fitto di auto-interpretazioni, per lo più nella forma di para-etimologie di nomi di luoghi e di persone. Il commento diventa poi del tutto esplicito e prevalente nei testi rabbinici canonici, come il Talmùd, i Midrashim, lo Zohar ed è la forma caratteristica della produzione culturale ebraica fino ai giorni nostri. Ma che cosa significa interpretare, soprattutto nell’ambito di una cultura così consapevole e dedita a questo compito? Quali sono le regole e i limiti del processo interpretativo? Questo tema interpella profondamente la disciplina che studia la formazione e la trasformazione del senso, la semiotica. Ma la semiotica può aiutare a comprendere più a fondo i meccanismi specifici della razionalità ermeneutica della cultura ebraica. Questo libro si propone di obbedire al consiglio di Hillel e di studiare quel grande “resto” dell’ebraismo che è l’interpretazione. Lo fa applicando la lente della semiotica a testi e figure specifiche, secondo la logica del commento: i primi versetti della Torah, l’”autopresentazione” divina all’inizio dell’Esodo, il libro di Ester, il ruolo degli angeli e dei cherubini, il “martirio”, le regole alimentari, la preghiera.